Cereali, frutta e verdura?

Consigli di cuore
(da “bollettino informazione dei farmaci n. 1 2006, bimestrale dell’ AIFA – Ministero della Salute)
 www.agenziafarmaco.it

Secondo un articolo recentemente apparso sulla rivista Prescrire1, un regime alimentare di tipo mediterraneo, ricco di cereali, frutta e verdura, diminuisce il rischio di recidiva in pazienti con storia di infarto del miocardio, senza che questi vadano incontro ad effetti indesiderati. Per arrivare a queste conclusioni, la rivista francese ha condotto un’analisi su alcuni studi pubblicati nel corso di 10 anni (1992-2002) in cui si dimostra l’effetto favorevole di questo tipo di regime alimentare per la prevenzione cardiovascolare di pazienti soggetti a malattia coronarica.

“L’insieme dei dati raccolti dimostra l’effetto protettore del regime alimentare di tipo ‘mediterraneo’ nella prevenzione cardiovascolare secondaria”

Dopo un episodio di infarto del miocardio, per diminuire il rischio di un nuovo disturbo cardiovascolare, si dispone di diverse misure farmacologiche; in particolare, è indicato l’impiego di statine. Tra le misure non farmacologiche da adottare, diversi studi indicano un regime alimentare con le seguenti caratteristiche: elevato consumo di cereali (pane, pasta, riso, ecc.), di patate, di frutta, di verdura, in particolare legumi (fagioli e fave), di frutta secca, soprattutto noci, nocciole e mandorle; olio di oliva quale principale fonte di grassi; pesce e volatili, yogurt e formaggi consumati in quantità moderata; ridotto consumo di carne rossa; eventualmente del vino durante i pasti, in quantità moderata. Insomma, stiamo parlando della dieta mediterranea. Uno studio comparativo randomizzato condotto nel 1992 ha analizzato il regime alimentare a base di verdura (soprattutto legumi), frutta, fresca e secca, e pesce di 406 pazienti di sesso sia maschile sia femminile, con storia di infarto del miocardio o angina instabile. Dopo un anno di follow-up, la mortalità totale e l’incidenza di recidiva sono state inferiori nel gruppo sottoposto al regime alimentare mediterraneo: mortalità totale del 10% contro il 19% del gruppo di controllo (p < 0,01); mortalità per malattia coronarica del 10% contro il 17% del gruppo di controllo (p < 0,01); incidenza di eventi coronarici del 25% contro il 41% del gruppo di controllo (p < 0,001).

In Francia un altro studio comparativo randomizzato, pubblicato nel 1994 e condotto su 605 pazienti, tra uomini e donne, ha osservato i risultati di un regime alimentare mediterraneo in seguito ad infarto del miocardio3. Dopo un follow-up di 27 mesi, la mortalità totale è stata inferiore nel gruppo sottoposto alla dieta mediterranea (1,3% per anno contro il 3% per anno del gruppo di controllo, p < 0,05), così come l’incidenza di eventi cardiovascolari gravi (1,3% per anno contro 5,6% per anno nel gru po di controllo, p = 0,001). Tuttavia, fa notare la rivista Prescrire, questi effetti a favore di un regime alimentare mediterraneo, osservati nei due studi sopra riportati, risultano ancora deboli a causa dell’assenza di doppio cieco che però in materia di interventi alimentari è di fatto irrealizzabile. A distanza di 10 anni, Singh et al. Hanno condotto una nuova sperimentazione che ha portato dei risultati aggiuntivi. Il trial è stato condotto in cieco arruolando 1000 pazienti nel corso di 2 anni. Tra le persone reclutate, il 58% circa presentava storia di malattia coronarica, gli altri pazienti presentavano almeno un fattore di rischio cardiovascolare, quale ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete.

I pazienti, sia quelli del gruppo di intervento sia quelli del gruppo di controllo, hanno ricevuto dei consigli dietetici che prevedevano di assumere una razione alimentare contenente al massimo il 30% di calorie sotto forma di lipidi, con meno del 10% di calorie sotto forma di grassi saturi e meno di 300 mg al giorno di colesterolo. Il gruppo di intervento ha dovuto inoltre consumare da 250 g a 300 g di frutta, da 125 g a 150 g al giorno di verdura, da 25 g a 50 g al giorno di noci e mandorle, e da 400 g a 500 g al giorno di cereali completi (riso, mais, grano) e legumi, così come grani di mostarda o olio di soia (che corrisponde a un maggiore apporto di acido alfa linolenico). Dopo 2 anni, non è stata rilevata alcuna differenza statisticamente significativa di mortalità totale tra i due gruppi (5% contro 8% del gruppo di controllo, p = 0,064). Tuttavia vi è stata una riduzione statisticamente significativa dell’effetto combinato di decesso improvviso e infarto del miocardio: 7,8% nel gruppo di intervento contro il 15,2% nel gruppo di controllo (p < 0,001). Malgrado alcuni limiti metodologici che si ripropongono anche in questo trial, la rivista francese sottolinea come anche quest’ultimo studio rilevi un’associazione tra l’alimentazione di tipo ‘mediterraneo’ e la diminuzione del rischio di eventi cardiovascolari.

In conclusione, sebbene l’assenza di doppio cieco degli studi sopra riportati conduca a dei risultati non ancora conclusivi, l’insieme dei dati raccolti suggerisce l’effetto protettore del regime alimentare di tipo ‘mediterraneo’ nella prevenzione cardiovascolare secondaria. Dal confronto indiretto, sembrerebbe che questo effetto equivalga o sia addirittura superiore a quello del trattamento con statine. Si ritiene pertanto che, ai pazienti con storia di malattia coronarica, sia giusto proporre questo tipo di alimentazione, dal momento che sembra diminuire gli effetti indesiderati gravi e che è poco costrittiva.